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Tradizioni pasquali – Le uova decorate di Drenchia

Quasi in tutto il mondo per Pasqua vengono preparate le uova colorate o variamente decorate.

La preparazione viene fatta il sabato di Pasqua, al pomeriggio.

Nell’area slava, tra cui tutta l’area slovena, anche in Benecija – Slavia italiana, veneta o friulana – la tradizione della decorazione delle pierhe – dette anche pisane jajca / uova colorate – è ancora in uso in alcuni paesi, specie nel comune di Drenchia/Dreka.

Altrove qualcuno ricorda le pierhaste jajca/uova decorate, ma quasi tutti gli anziani conoscono le pisane jajca/uova colorate, e dicono: “bomo pisal jajca” / coloriamo le uova.

Più o meno mezzo secolo fa, ovunque si regalavano pierhe per Pasqua, in prevalenza ai bambini, ma qualcuno ricorda che esisteva anche lo scambio tra innamorati.

Oppure: “Se mi vieni ad aiutare a piantare le patate ti regalerò una pierha“, è la frase che ricordano tutti. Infatti c’è un collegamento con la semina delle patate.

Occorre tener presente che una volta un uovo era la paga di un bambino per il lavoro di un giorno.

Non meravigli che fossero così desiderate: erano belle e buone.

Le uova vengono bollite, colorate, quindi graffiate: sono dei grafiti e la figura risalta in negativo. La tecnica è ancora largamente conosciuta, mentre il nome si conserva solo in aree limitate.

In alcune aree della Slovenia si decorano anche uova svuotate ma in Benecija non ne abbiamo trovate di simili.

Una particolarità delle uova della Benecija, come sostenuto dalla prof. Nena Židov, responsabile della collezione dei pierhi del Museo etnografico di Lubiana, è il fatto che (almeno fino al 20° secolo) si sia conservata, oltre alla raffigurazione dei motivi floreali, quella di motivi animali. Deduzione derivata dalle uova pasquali di Tercimonte inviate al museo stesso, nel 1906, da mons. Ivan Trinko.

Quando nel circolo Kobilja glava si è iniziato a pensare di rinnovare la tradizione delle pierhe è stata fatta una rapida indagine tra gli anziani per verificare cosa ricordassero. A fondovalle i ricordi erano piuttosto sfumati, mentre nei paesi in quota abbastanza precisi.

Colori e motivi

Fino alla prima guerra mondiale venivano usati quasi esclusivamente colori naturali ottenuti da sostanze vegetali come le bucce di cipolla;

Tra le due guerre si aggiunge l’uso di colori artificiali: stracci colorati, colori per indumenti, colori per dipingere, carte colorate e così via.

I motivi dei disegni erano, e sono, standard. Nell’ultimo secolo hanno subito mimime variazioni. Lo si può verificare confrontando quelli usati oggi a Drenchia/Dreka con le pierhe che cento anni fa mons. Ivan Trinko inviò a Ljubljana, alcune delle quali ancora esposte.

C’è ancora chi ricorda con precisione anche le scritte: “Velika noc/Pasqua”, “Srecno Veliko noc/Buona Pasqua” che accompagnavano i disegni. Alcune signore ricordano solo “Buona Pasqua”, anche se in modo impreciso e riferito ad epoche diverse, in genere ad anni più vicini a noi.

Preparare una pierha non era semplicissimo.

L’attrezzo con cui si lavorava era di solito un grosso ago spezzato di quelli a punta triangolare, per materassi, utilizzato anche per la lavorazione dei žeki/pantofole, che veniva conservato gelosamente per questa occasione; i più esperti, in genere uomini, utilizzavano il rasoio o un coltello a punta quadra (škloca). Altri attrezzi potevano essere: chiodi, forbici, tutto ciò che aveva una punta dura e tagliente.

A Hostne/Costne il sig. Tona Lušcaku si era costruito una particolare “vite” e con quella grattava l’uovo in modo circolare. La signora Felicita Karjuolova, di Varch/Varh, ricorda ancora di averlo visto al lavoro, ma non ha saputo descrivere con maggior dettaglio questa “vite”; ricorda però che questo attrezzo serviva solo a questo.

Nei paesi, tutti erano più o meno capaci di preparare pierhe: alcuni erano dei veri e propri artisti e vengono ancora ricordati. In genere erano calzolai, che sapevano fare anche ottimi zoccoli/košpe, o sarte, artigiani dalla manualità potenziata dal mestiere. A Oznebrida, tutti ricordano ancora nuna Cikovala signora che preparava le pierhe con abile maestria per tutti i bambini del paese e tutte erano diverse tra loro. Nelle valli del Kozca ed Arbec, sono ricordati Toni Petrinov da Dubenije/Obenetto (nato nel 1882), Štefanija Drecinova da Lombaj/Lombai, Marijo Balentarjov da Tapoluove/Topolò (nato nel 1909), Petar Karjuolov (1861 – 1933) e il ricordato Toni Lušcak (degli stessi anni) da Hostne/Costne, Tonina Šiucicjova (nata verso il 1910) da Gorenj Tarbij/Tribil Superiore.

Come fare?

  • Prima della cottura le uova devono essere sgrassate con un detersivo per stoviglie, altrimenti la patina oleosa che le riveste impedirà una tintura uniforme;
  • Le uova, a temperatura ambiente, vengono immerse in acqua fredda e portate a ebollizione insieme alle bucce di cipolla o altre sostanze coloranti e la cottura deve essere lenta e prolungata. L’aggiunta finale di un cucchiaio di aceto favorirà la “presa” del colore;
  • Per arricchire le decorazioni, avvolgere le uova con foglie, fiori, erbe o altro, chiuderle in un telo o una calza di nylon, quindi immergerle nel decotto colorato o in acqua pulita;
  • Per ottenere l’effetto marmorizzato, cuocere le uova nel decotto di essenze non filtrato, immergendole sotto le verdure usate per la colorazione;
  • Per aumentare la brillantezza dei colori, dopo la cottura strofinare le uova con una cotica di lardo o pancetta o con dell’olio.

I colori della natura

  • giallo: bucce di cipolla, cumino, zafferano, fiori di camomilla, primule;
  • marrone: bucce di cipolla gialla e rossa, the, caffè;
  • rosso: succo di rape rosse, bucce di cipolla imbevute nell’aceto;
  • verde: spinaci, ortiche, edera, corteccia di frassino, gemme di noce;
  • Ma provare anche: corteccia di castagno, quercia, carbonella, stracci colorati.

Come fare? Per esempio …

Con una punta (taglierino, forbici e simili) si disegnano dei motivi sulle due estremità:

Tradizioni pasquali - Le uova decorate di Drenchia

ben si adattano: sole, stella, fiore, quadrifogli…

Tradizioni pasquali - Le uova decorate di Drenchia

oppure una croce, ma va bene qualsiasi simbolo.

Tradizioni pasquali - Le uova decorate di Drenchia
Tradizioni pasquali - Le uova decorate di Drenchia

Non può mancare una ghirlanda o un fiore…

Tradizioni pasquali - Le uova decorate di Drenchia

la corona di spine..

Tradizioni pasquali - Le uova decorate di Drenchia

la scala.

Tradizioni pasquali - Le uova decorate di Drenchia

Lo spazio rimanente verrà riempito a piacere, magari pensando alla persona che lo riceverà.

Tradizioni pasquali - Le uova decorate di Drenchia

Alla fine, non ci sarà una pierha più bella della nostra e non ce ne sarà una uguale, a nessun prezzo!

Un grande e splendido dono di Pasqua!

Un po’ di simbologia

Tutto quel che vive, ogni essere vivente, viene dall’uovo che diventa simbolo di vita, di rinnovamento, di continuazione e quindi di eternità. Allo stesso modo la primavera, con il risveglio della natura che pare risorgere dalla morte invernale. Pasqua ha preso il posto della festa pagana con cui si salutava questa rinascita e ne ha adottato i simboli, aggiungendo quelli della cristianità e della resurrezione, che ha il significato più largo di rinnovamento dello spirito e di salvazione, ovvero trionfo supremo e definitivo della vita sulla morte.

Simbologia della natura:

  • quadrifoglio: fortuna, primavera, augurio;
  • fiore: primavera, risveglio, allegria, bellezza;
  • astri, luna, sole: eternità, fasi lunari, alternanza delle stagioni, il tempo e, per contrasto, la caducità della vita;
  • gallina e pulcini: è l’abbinamento più immediato con l’uovo, primavera, nascita / nuova vita.

Ghirlande:

  • geometriche / greche: la scansione del tempo, della vita, minuto per minuto, un passo dietro l’altro, pazienza e temperanza, ordine e chiarezza;
  • ghirlande di fiori: primavera, rinnovamento, bellezza, vita come cerchio che si chiude;
  • corona di spine – ulivo: Pasqua, sofferenza, martirio e olio santo benedetto prima di Pasqua: perdono dei peccati e salvazione

Simbologia cristiana:

  • gallo: appartiene alla simbologia domestica ma difficile sottacere quella cristiana legata al tradimento e allo spergiuro;
  • colomba: Colomba con il ramo d’ulivo (Noè) simbolo del Cristo messaggero di pace, ma anche simbolo universale dello Spirito Santo;
  • lepre: per la peculiarità di cambiare mantello assurge a simbolo di nuova vita e quindi preso a simbolo del Cristo del primo cristianesimo, anch’egli senza dimora, girovago fra le genti (simbolo di resurrezione per S. Ambrogio);
  • agnello: come Agnello di Dio, simboleggia il sacrificio di Gesù (l’agnello veniva sacrificato già prima di Cristo e purtroppo ancora oggi), ma ricorda anche Cristo pastore;
  • Eucarestia – Corpo di Cristo: richiama ancora il sacrificio; il pane della nostra salvezza e il sangue di Cristo sostituiscono al sacrificio pagano il sacrificio di un unico uomo;
  • croce e croci del Calvario: simboli espliciti che non hanno bisogno di spiegazioni in questo contesto pasquale;
  • scala: legame fra cielo e terra e terra e cielo. Non solo simbolo della venuta del figlio di Dio, mandato in terra a salvarci ma anche emblema della Madonna che ha reso possibile il suo farsi uomo;
  • campane: si fanno mute alla morte di Cristo, ne annunciano poi la festa di resurrezione. Annunciatrici di letizia e di disgrazie, le ascoltiamo sempre con attenzione! Come “voce di Dio”, chiamano i fedeli alla preghiera, all’osservanza dei precetti, e accompagnano la vita dell’uomo in tutte le manifestazioni legate alla religione.

Valentine

Un paragrafo particolare meritano le uova che venivano scambiate fra fidanzati e valevano quanto un anello, una vera promessa. Venivano commissionate in gran segreto e fra i consueti simboli venivano privilegiati colombi e fiori. Le iniziali dell’amata venivano inserite all’ultimo momento per aumentarne la segretezza.