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Il mazzolino per Rožinca, la Madonna dei fiori

Tutto l’anno rimaneva appeso a un chiodo infisso nella trave del solaio e curava la famiglia, la casa, la stalla e i campi. Bastava passargli accanto perché i semi, rinsecchiti e leggeri volassero per tutto il solaio diffondendo un aroma di assenzio. Ma questo accadeva tanti e tanti anni fa. Adesso, fitto di fiori e ben confezionato, il mazzetto rimane nel tinello, ben alloggiato nel lustro paiolo in disuso. Sfioro un capolino di artemisia e il profumo mi riporta alla festa di Rožinca e all’allegra confusione che comporta. A cominciare dai mazzolini di fiori senza i quali non s’ha da fare. Siamo abituati ai fiori comperati, tutti regolari e calibrati, mentre questi sono selvatici, umili, alcuni proprio piccoli, a guardar da vicino. Crescono spontanei nei prati, la canapa acquatica in umida ombra, l’azzurra calcatreppola in terreni sassosi e in pieno sole. Riuniti in mazzo sono incantevoli e non li cambieresti con quelli del fioraio. Il tanaceto giallo accostato al viola della campanula; la malva, delicata come ali di farfalla, col blu della spinosa calcatreppola; il finocchio selvatico, come un soffice batuffolo, mette in risalto la salvia selvatica e poi il cardo dei lanaioli, l’iperico, l’achillea, tutti frammisti al grigioverde dell’artemisia che lega tutti questi splendidi colori. In chiesa, quando il sacerdote li benedice appositamente, tutti alzano il proprio snopic con un velo di speranza negli occhi e la certezza che così va fatto per salvaguardare ciò che si ama: anche questo è Rožinca!