Salta al Menù principale Salta al contenuto principale

Un monumento ai nostri sacerdoti

Con una cerimonia semplice ma profondamente sentita, la comunità di fedeli della parrocchia di Marija Devica – S. Maria Assunta di Cras a Drenchia ha reso omaggio, sabato 24 aprile, ai suoi sacerdoti degli ultimi cento anni: Jožef Gosgnach, Ivan Sinicco, Anton Domenis, Valentin Birtig e Mario Laurencig che, parroco della vicina parrocchia di Sv. Štuoblank – San Volfango (dal 1934 al 1989), per un periodo ha operato anche a Cras. A loro è stato dedicato un monumento che è stato collocato accanto alla chiesa.

“È un momento bello e importante per la vostra comunità”, ha detto durante l’omelia il vescovo emerito mons. Alfredo Battisti, “l’occasione per ricordare, venerare e ringraziare questi sacerdoti e pastori esemplari della Benecia.

Alla guida della Diocesi di Udine per 37 anni, mons. Battisti ha conosciuto e condiviso l’operato dei sacerdoti di Drenchia e di tutta la Slavia che si sono impegnati nell’educazione e promozione della fede e in difesa della lingua e della cultura slovena. “Il loro lavoro è stato messo in difficoltà da politiche poco lungimiranti ed hanno spesso sofferto per il loro attaccamento alla lingua ed alla cultura slovena. Sono stati accusati di avere poco amore per la patria. E io ho sofferto con loro.” “La fede si incarna, si esprime nella lingua e nella cultura di un popolo. Nelle nostre comunità ho sempre difeso il diritto naturale di ogni popolo di esprimersi nella sua lingua: chi sceglie la lingua slovena, ha il diritto di usarla, lo stesso diritto intendo difendere per chi sceglie l’italiano”, ha sottolineato mons. Battisti che ha anche denunciato una “politica errata che non favorisce la montagna“, costringendo tante persone ad emigrare dalla Carnia e dalle Valli del Natisone, provocando “una perdita di valori umani e cristiani

Novi Matajur 29.4.2010

Alla realizzazione del piccolo monumento ha contribuito la comunità ma è stato l’arch. Renzo Rucli a farne una splendida e concreta testimonianza.

Drenchia rende omaggio ai suoi preti

Un omaggio ai sacerdoti che dedicarono la loro vita alla gente delle parrocchie di San Volfango e di Santa Maria di Drenchia, nel comune diventato il simbolo del degrado socioeconomico del secondo dopoguerra nelle Valli del Natisone e aperta denuncia dell’abbandono subito dale aree montane: sarà questa la meta della prima visita che il nuovo arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, compirà nella Slavia friulana domenica 20 dicembre. Dopo la santa messa, che inizierà alle ore 15 nella chiesa di Santa Maria, l’arcivescovo benedirà il monumento a quattro sacerdoti che operarono nelle due parrocchie tra la fine dell’Ottocento e il 1989 quando, vent’anni fa, con la scomparsa di don Mario Laurencig, si interruppe la lunga generazione di sacerdoti che operarono in questi paesi montani ricchi di fede, di tradizioni e di valori umani e culturali. La proposta di numerosi fedeli di erigere in loro memoria il monumento è nata spontaneamente da molti fedeli di Santa Maria e di San Volfango ed è stata accolta con favore dalla parrocchia, da mons. Marino Qualizza che ogni domenica sale in quel di Drenchia, dal locale circolo culturale Kobilja glava e dal nostro giornale, che è ha visto la luce e per lunghi anni è stato redatto nella canonica di San Volfango. Tra i suoi fondatori, oltre a don Emilio Cencig, furono don Mario Laurencig (1908 – 1989) e mons. Valentino Birtig (1909 – 1994). Per una felice coincidenza l’inaugurazione del monumento avverrà esattamente nel centenario della nascita di quest’ultimo, venuto alla luce a Rodda di Pulfero il 20 dicembre 1909. I nomi degli altri tre sacerdoti incisi sul monumento sono: don Giuseppe Gosgnach (1856 – 1904), don Giovanni Sinicco (1863 – 1918) e don Antonio Domenis (1869 – 1951). La scritta recita: Našim duhovnikom, ki so se trudili po poti resnice in pravice, v hvaležen spomin. Che tradotto significa: In ricordo grato dei nostri sacerdoti che si impegnarono sulla strada della verità e della giustizia. Ricordiamo che questi sacerdoti vissero ed operarono in quel di Drenchia in tempi difficilissimi. Ad eccezione di don Gosgnach, che morì prematuramente nel 1904, furono testimoni della prima e della seconda guerra mondiale, della proibizione dello sloveno nelle chiese e poi degli “anni bui” della Slavia quando, tornata la libertà e la democrazia, i sacerdoti sloveni, fedeli alla loro missione e alla prassi millenaria dell’uso della lingua materna nel loro ministero, continuarono ad essere perseguitati e calunniati. E continuano ad esserlo anche oggi ad opera di alcuni sconsiderati che si oppongono all’erezione del monumento e alla scritta in sloveno.

Dom, 30/11/09